Conoscete la storia del Quartiere Barca? Alcuni dettagli architettonici ci raccontano di un passato molto diverso da quello attuale, in cui il nostro Quartiere Barca era una località di campagna dove le famiglie più abbienti di Bologna trascorrevano le vacanze estive al fresco. Vediamo insieme qualche esempio.
La Barca rurale
In via Bertocchi sono ancora visibili i pilastri d’ingresso che portavano a Villa Lambertini-Mattei, una villa dai proprietari illustri: dapprima fu la residenza estiva della famiglia del cardinal Lambertini (il futuro Papa Benedetto XIV), poi fu acquistata da Andrea Mattei, nonno del Conte Cesare Mattei (che conosciamo per la celebre Rocchetta Mattei). La villa risale al ‘700, è stata completamente restaurata ed è stata suddivisa in diverse abitazioni.
La villa era affiancata da una casa colonica, un fienile, la cappella di famiglia ed infine dalla Ghiacciaia. La ghiacciaia era un locale dove si immagazzinava il ghiaccio raccolto in inverno, in modo da creare un “frigo” naturale per la conservazione dei cibi. Personalmente, nell’ambito della mia ricerca, questa struttura ha attirato la mia attenzione fin da subito, ancora prima di scoprire che la sua storia è salita agli onori della cronaca recentemente. Infatti, nel 2006, quando l’azienda edile che era proprietaria della ghiacciaia e del suo terreno progettò di abbattere la quercia secolare che la sovrasta, gli abitanti si opposero. Poiché molti abitanti della zona avevano a cuore la sopravvivenza sia della quercia che della “conserva” (altro nome per ghiacciaia), decisero di far fronte comune, acquistando l’edificio ed il terreno sottostante. Per questo scopo così nobile nacque una associazione in difesa della Ghiacciaia, di cui riporto volentieri il link per i curiosi che avessero voglia di approfondire l’argomento e di scoprire come funzionasse.
Altri segni della Bologna rurale al Quartiere Barca sono i pilastrini che si trovano di fronte a centro civico del Quartiere Reno di via Battindarno: sono ciò che rimane dell’ingresso di Villa Facchini.
Sulla attuale via Bartolomeo da Varignana si può invece vedere la villa dei Giovagnoni, imprenditori che si spostarono dal centro al Quartiere Barca per seguire più da vicino i loro affari: avevano una conceria di pelli, per questo motivo si trasferirono in una zona ricca di acqua. Su via Quirino di Marzio, invece, c’è una casa visibilmente datata, che, secondo le fonti che ho consultato, poteva essere la colombaia dei Giovagnoni, mentre sul retro si trovano delle strutture in muratura molto basse che fungevano da porcilaia.
E ancora, possiamo trovare al Quartiere Barca ciò che rimane di qualche abitazione contadina, come l’ingresso del Podere Turrini (che è l’attuale ingresso delle scuole Dozza) e del Podere Poluzzi (sempre su Via de Carolis, dall’altro lato della strada in direzione asse attrezzato).
I proprietari del podere (famiglia Poluzzi), insieme ad altri contadini confinanti, possedevano dei maceri per la canapa. Questi si trovavano dove ora vi è l’attuale giardino Funakoshi. Il quartiere infatti ha sempre avuto un “rapporto speciale” con l’acqua. Grazie alla presenza dei canali e del Reno, si è sviluppata in quartiere (e in generale a Bologna e provincia) una florida attività di produzione, filatura e vendita della canapa.
Toponomastica
Sulle tracce della storia del Quartiere Barca, troviamo qualche indicazione topografica interessante: sulla via Battindarno alcune targhe di numeri civici riportino ancora la dicitura “San Giuseppe” perché una volta questa via faceva parte dell’Appodiato di San Giuseppe, ovvero una frazione del “forese” (le aree fuori le mura) retta da un priore locale. L’Appodiato di San Giuseppe comprendeva una vasta area da Porta Saragozza fino a Santa Viola sud, e deve il suo nome al Convento di San Giuseppe dei Capuccini di via Bellinzona. Dopo l’Unità i comuni appodiati smisero di esistere, ma risale agli anni ’30 del XX secolo la richiesta dello studioso bolognese di Storia dell’Arte Guido Zucchini, di ripristinare in città i nomi dei toponimi antichi. Per questo troviamo queste antiche diciture (non solo San Giuseppe ma anche Bertalia per esempio) ancora sulle targhette di alcune case. (Fonte: Oltre i cancelli… al Reno).
A tal proposito, sono stati compiuti studi di odonomastica su molte vie cittadine dai nomi curiosi. Il sito https://www.originebologna.com/odonomastica/battindarno-via/ riporta che il termine Batt’indarno potesse avere il significato di “poderetto sterile, senza frutto”.
La Barca operaia
Un altro simbolo del passato del quartiere è la zona del “Belcantone”, ma stavolta si fa riferimento al passato operaio della Barca. Questo insieme di case, infatti, vennero edificate nel 1912 da un gruppo di operai. Essi realizzarono il loro sogno di casa fondando una cooperativa, acquistando un lotto di terreno dei Lambertini-Mattei e costruendosi la loro dimora, mattone dopo mattone.
Infine, il simbolo degli anni del boom economico al quartiere Barca è decisamente la struttura chiamata Treno, di cui trovate un approfondimento qui.